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StorieVita

Luigi Dotti
Storie di vita in scena
Il teatro di improvvisazione al servizio del singolo, del gruppo, della comunità

Prefazione di Jonathan Fox

Ed. ANANKE, Torino, novembre 2006, pagg. 224,figure 98, euro 14.50
- info@ananke-edizioni.com - www.ananke-edizioni.com

Dalla prefazione di Jonathan Fox

             Il miglior modo per descrivere il playback theatre a qualcuno che non l’ha mai visto è quello di dipingere un’immagine. Immagina una stanza con in fondo uno spazio dedicato alla scena. Su questa scena sono seduti gli attori, di fronte al pubblico. Sul lato destro sta seduto il musicista, circondato dai suoi strumenti. Sul lato sinistro ci sono due sedie. Su una delle sedie è seduto il conduttore, che avrà la funzione di una specie di maestro di cerimonie. L’altra sedia sarà occupata da un membro del pubblico, che viene volontariamente e racconta un’esperienza personale. Il conduttore pone alcune domande, e quando l’intervista è completa, rivolge la storia agli attori. La musica accompagna il momento di transizione. Quindi gli attori rappresentano la storia, usando il mimo, il movimento e parole improvvisate. Il loro obiettivo è di catturare l’essenza della storia del narratore. Dopo un momento di riconoscimento e ringraziamento, il narratore ritorna nel pubblico e un altro narratore esce per raccontare. Un evento di playback consiste in una serie di storie raccontate dai narratori del pubblico. E’ un processo totalmente spontaneo, reso possibile dall’adesione al rituale...
   Ogni volta che noi facciamo playback theatre, intraprendiamo un viaggio di scoperta che ci porta in città invisibili, piene di colore e di sentimento. Non c’è mai una mappa da studiare in anticipo – o un testo da leggere. Partiamo per il viaggio, pieni di curiosità e di aspettative. Quando è finito, ci rendiamo conto che abbiamo provato una doppia sorpresa. Innanzitutto, ci accorgiamo che c’era una logica meravigliosa e totalmente imprevista nella rotta. In secondo luogo, cosa ancor più sorprendente, scopriamo che i luoghi che abbiamo visitato non erano affatto invisibili, ma erano là, collocati per tutto il tempo nel nostro paesaggio umano.
                  Il playback theatre non è una panacea, adatta a tutte le situazioni. Una richiesta di soluzioni (una morale delle storie) potrebbe distruggerlo. Un ambiente inappropriato potrebbe minarlo. Un team di performer non all'altezza della sfida del contesto potrebbe indebolirlo.
                  Ma il playback ha molte qualità. Non forza i suoi percorsi, ma può andare davvero in profondità. Tiene conto della complessità. Invita ad un’ampia partecipazione. Aumenta l’empatia per l’altro. E, cosa forse più importante, incarna l’immaginazione morale.
                  Gigi Dotti ha praticato il playback theatre per 25 anni. La sua descrizione è fedele e vera. Spero che questo libro trovi molti lettori e li introduca nel ricco dominio del playback theatre.

 
Jonathan Fox, New Paltz, NY,

Scheda del volume

L'autore
:
Luigi Dotti - Psicologo psicoterapeuta - direttore di psicodramma e playback theatre. Pratica il playback theatre da 25 anni. Con Laura Consolati conduce la Compagnia del Fare e Disfare, gruppo di Playback Theatre di Brescia, dal 1994

Contributi:
Jonathan Fox, Nadia Lotti, Laura Consolati, Diane Adderley, Vanda Romagnoli e Tatiana Sicouri

Contenuti
Il volume illustra le caratteristiche del Playback Theatre, ideato da Jonathan Fox al termine degli anni settanta negli USA.
Il Playback Theatre richiama il Teatro della spontaneità, precursore dello psicodramma di J.L. Moreno, anche se si è sviluppato su linee parzialmente differenti. Esso è una forma di teatro improvvisato in cui il pubblico narra storie e le vede rappresentate da uno staff di performer (attori e musicista). Nella sua forma pura si sviluppa in contesti teatrali. Nelle sue forme applicate è uno strumento nella formazione dell’attore, nella formazione psicosociale, nell’educazione teatrale e nell’educazione in senso lato, nella promozione socioculturale, nell’educazione alla salute e nella terapia.
Il volume descrive le origini e la diffusione nel mondo del Playback Theatre, le basi teoriche e metodologiche, i processi psicologici e sociali che vengono attivati, le differenze e convergenze con lo psicodramma. Inoltre Illustra come si realizza un evento di Playback Theatre, la formazione dell’attore e del conduttore, il set e setting. Il testo include un ampio inventario di tecniche e forme espressive ed un glossario dei principali termini rispettivamente di playback e psicodramma.
Sono riportati esempi, schede tecniche e descritte attività di formazione di gruppo tramite il Playback Theatre. Conclude il volume una interessante intervista con Jonathan Fox.
Questo è il primo testo in Italia sul playback theatre, e il secondo in Europa (è uscito in Francia quest’anno il volume di M. Feldhender – Théatre en miroirs, Théraèdre, Paris, 2005).

Target
psicodrammatisti, drammaterapisti, psicologi, psicoterapeuti, formatori, conduttori di gruppo, operatori della prevenzione ed educazione alla salute, attori, formatori teatrali, registi, educatori, animatori, operatori della salute mentale e dell’età evolutiva, insegnanti.


INDICE
Prefazione di Jonathan Fox
Introduzione

Parte prima: descrizione, principi e riferimenti generali
1. Primo approccio (1. La testimonianza di una spettatrice, 2. Il processo visto dall’interno)
2. Percorso storico  (1. L’ideatore: Jonathan Fox, 2. Il playback in Italia)
3. Radici (1. Tradizione orale, teatro e psicodramma)
4. Caratteristiche generali  (1. Etimologia, 2. Il ‘buon playback’)
5. Specificità e peculiarità  (1. Rituale, 2. Dare dignità artistica alla storia, 3.  Interazione sociale)
6. Spontaneità, creatività, medium (1.Il performer dalla spontaneità alla creatività, 2. Il narratore e il pubblico dal racconto all’insight)
7. Riferimenti valoriali (1. Valori chiave del playback)
8. Ambiti dell’azione  (1. Uno schema contestuale e operativo)
9. Playback e psicodramma: differenze, affinità e specificità (1. I quattro elementi del playback theatre, 2. I quattro elementi dello psicodramma, 3. Differenze, peculiarità e affinità, 4. Quadro sinottico: un confronto, 5. Appendice: lo psicodramma a teatro)
10. Catarsi (1. Catarsi e situazioni di gruppo,2. Catarsi passiva o secondaria: la catarsi del pubblico,3. Catarsi attiva o primaria: la catarsi dell’attore, 4. Catarsi e playback, 5. Pubblico e narratore: tra catarsi passiva e attiva)

Parte seconda: setting, metodo e tecniche
11. Set: gli elementi del playback (1. Set spaziale, 2. I soggetti: conduttore, performers, narratore, pubblico)
12. Setting: il rituale (1. Presentazione: l’offerta, 2. Warm-up, 3. Primi stimoli del pubblico, 4. Prime forme espressive, 5. Il narratore alla sedia, 6. La narrazione della storia e l’intervista, 7. La scelta degli attori, 8. ”Guarda, guardiamo...”, 9. La transizione e la preparazione della scena, 10. La rappresentazione, 11. La restituzione, 12. L’ultima parola al narratore, 13. Cambiamento e trasformazione, 14. ”Chi ha un’altra storia?”. Il ritorno al pubblico, 15. Intermezzo, 16.Riepilogo e chiusura)
13. Inventario delle forme espressive
14. Ambiti applicativi (1. Teatro, 2. Formazione dell’attore, 3. Sociale, comunitario, 4. Educazione, 5. Terapia, 6. Formazione, 7. Dieci skill e opportunità formative dell'attività di playback theatre)
15. Frammenti di performance (1. Una performance per bambini di strada a Istanbul, 2. Uno spettacolo sulla tematica dell’affido familiare, 3. Uno spettacolo sul tema della disabilità, 4. Una performance in una comunità per malati di AIDS, 5. Tecniche di playback in ambito formativo)
16. Intervista a Jonathan Fox
Glossario
Bibliografia

     



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Per informazioni:
gigi@psicosociodramma.it

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