Pace

Teatralizzazione



La piccola 'Via Crucis dello psicodramma' nel Teatro di psicodramma di Provaglio d'Iseo (Bs) - VC - 1 - VC - 2 - VC - 3 - VC - 4 - VC - 5 - VC - 6 - VC - 7 - VC - 8 - VC - 9 - VC - 10 - VC - 11 - VC - 12 - VC - 13 - VC - 14 - VC - VC -





3. Tecniche e funzioni d'azione

Vengono ora brevemente descritte alcune tecniche psicodrammatiche. Ogni tecnica rende attiva e si riferisce ad una o più funzioni psicologiche o relazionali, per cui i due termini sono strettamente collegati. E' importante la consapevolezza della funzione attivata dalla tecnica e del significato che essa assume per la persona e per il gruppo in un dato momento.

3.1- La rappresentazione scenica

Scena1 Scena2 Scena3

La rappresentazione, più che una tecnica, costituisce una modalità di approccio ai contenuti emergenti che attraversa tutta l'attività psicodrammatica. Lo psicodrammatista deve assumere una 'forma mentis' che privilegia l'azione rispetto al racconto, che si orienta al far succedere un'esperienza, più che al raccontarla, riservando ad un momento successivo la necessaria riflessione o la sistematizzazione concettuale. Occorre essere pronti a cogliere gli spunti che possano tradursi in rappresentazione. Ad esempio, se una persona in un gruppo sta dicendo: "Ieri, mentre parlavo con mia madre, è successo che...", il conduttore potrebbe sollecitare un racconto più dettagliato. Se il conduttore usa metodi d'azione, potrebbe dire: "Invece di raccontare quello che è successo, lo facciamo succedere. Ora siamo a ieri, sei di fronte a tua madre e le parli direttamente...Scegli qualcuno del gruppo che possa rappresentare tua madre...".

3.2 - Il doppio

Doppio

Le prime esperienze che il bambino compie, quando si affaccia alla vita, sono caratterizzate dalla funzione di doppio. La madre cerca di 'dare voce' ai bisogni, ai sentimenti ed alle azioni del bambino. Essa mette in parole, letteralmente e col suo comportamento, il mondo interno del bambino, dando ad esso una forma e un significato che il bambino da solo non sarebbe in grado di fare. Il successo di questa operazione dipende dalla qualità della relazione madre/bambino e dalla capacità empatica della madre.

La tecnica del doppio attinge a questa originaria funzione materna. Il doppio è un membro del gruppo che, assumendo la stessa postura del protagonista e mettendosi al suo fianco (oppure ponendosi dietro di lui con un discreto contatto della mano sulla spalla), mette in parole i contenuti e le emozioni che ritiene che il protagonista stia provando. La funzione di doppio viene attivata in vari momenti della sessione di psicodramma, quando un membro del gruppo ha l'opportunità di fermarsi e porre attenzione a ciò che gli sta passando dentro. Spesso questo avviene su stimolo del conduttore, che facilita la verbalizzazione con frasi come: "In questo momento sento che...".

3.3 - Lo specchio

Specchio

Guardando ancora allo sviluppo infantile, notiamo che la la madre per prima e,in seguito, tutte le altre persone che entrano in rapporto col bambino, agiscono oltre alla funzione di doppio anche una inevitabile funzione di specchio psicologico e relazionale. Potremmo anche considerare lo sviluppo infantile (e in particolare il percorso educativo) come un gioco nel quale gli adulti alternano in modo più o meno adeguato ed efficace le funzioni di doppio e di specchio. La funzione di specchio viene attivata nello psicodramma ogni qual volta un membro del gruppo ha la possibilità di ottenere un rimando esterno. Ad esempio, un partecipante ad un gruppo dice ad un altro:"Io ti vedo così...", oppure: "Tu dici di essere una persona insicura, in realtà io ti percepisco in modo diverso..." . La tecnica dello specchio consiste invece nel porre il protagonista fuori della scena che ha costruito, in posizione di osservatore della scena stessa, che viene interpretata da un alter ego e da altri membri del gruppo. Il protagonista in tal modo può 'vedersi da fuori'.

3.4- L'inversione di ruolo

InvRuolo

inversione di ruolo è la tecnica principale dello psicodramma, quella che esprime con maggiore evidenza sia l'importanza dell' Incontro autentico con l'altro, che l'autoconsapevolezza che deriva dalla possibilità di un decentramento percettivo. Questo concetto è ben espresso in una frase tratta dal diario di bordo di uno dei primi astronauti che misero piede sulla Luna: "Ora capisco perché sono qui: non per vedere la Luna da vicino, ma per voltarmi indietro e guardare la Terra da lontano". L'inversione di ruolo consente questo duplice processo: entrare nei panni dell'altro per conoscere meglio ciò che egli prova, e al tempo stesso cercare di vedere se stessi con gli occhi dell'altro, attuando un percorso contestuale di auto ed eteropercezione. La tecnica dell'inversione di ruolo viene utilizzata spesso nel corso della scena psicodrammatica: il protagonista viene invitato, ad esempio, a prendere il posto degli altri significativi del suo mondo relazionale e a continuare la scena dal loro punto di vista. Anche nei gruppi composti da persone che lavorano o vivono insieme al di fuori degli incontri di formazione o di terapia, l'inversione di ruolo tra due membri del gruppo può essere una tecnica utile per sviluppare la relazione o per elaborare situazioni di coppia problematiche.

3.5- La sociometria

Coppie

Ogni persona ha una rappresentazione mentale delle sue relazioni sociali significative, che si esprime nel linguaggio comune con frasi del tipo: "Sento mia madre vicina e mio padre distante in questo momento della mia vita... Il mio amico Marco è al mio fianco per affrontare i problemi... Il mio capo è sempre alle mie spalle, mi sento controllato... Quella persona è troppo in alto per me, è irraggiungibile...ecc.". La sociometria è uno strumento che utilizza l'azione per rendere evidenti e percepibili le relazioni sociali. La persona che ha pronunciato le frasi sopra riportate potrebbe, ad esempio, essere invitata a porsi al centro della scena, a scegliere altri membri del gruppo per rappresentare le persone citate, e a disporle attorno a sé (davanti, dietro, di fianco, più in alto o in basso), con un gradiente di vicinanza o lontananza spaziale consono al sentimento provato. A questo punto 'il mondo interno è all'esterno' e può essere analizzato da tutti i punti di vista, trasformato e ristrutturato per ritornare alla persona con una consapevolezza nuova. La sociometria può essere utilizzata anche come strumento per ampliare la coscienza sociale, qualora sono le altre persone del gruppo a collocarsi più vicino o più lontano ad un membro del gruppo, comunicando il loro sentire e consentendo a questa persona di evidenziare la sua collocazione sociometrica.

3.6 - Il Role Playing

Il role playing è forse la tecnica di derivazione moreniana più utilizzata in ambito formativo, pedagogioco e clinico. Viene impiegata come tecnica ausiliaria, indifferentemente da professionisti di fede sistemica, psicoanalitica, gestaltista, cognitivo-comportamentale, psico-sociologica, ed altri ancora. Sono convinto, come già sottolineavo in premessa, che le tecniche d'azione di derivazione moreniana non possano essere considerate "neutre" e indipendenti dal contesto teorico e operativo in cui vengono applicate. Il role playing utilizzato in un contesto psicodrammatico classico ha significati, funzioni e finalizzazioni diverse da quelle che assume in altri contesti. Il role playing è innanzitutto una fase normale di apprendimento dei ruoli nella vita reale: esso assume pertanto una funzione nell'apprendimento.

Ogni ruolo si presenta come fusione di elementi individuali e di elementi collettivi, risulta da due ordini di fattori: i suoi denominatori collettivi e le sue differenziazioni individuali. Può riuscire utile distinguere: l'assunzione del ruolo (role taking), vale a dire il fatto di accettare un ruolo definito, completamente strutturato, che non consenta al soggetto di prendersi la minima libertà nei confronti del testo; il gioco del ruolo (role playing), che ammette un certo grado di libertà; e la creazione del ruolo (role creating), che lascia ampio margine alla iniziativa del soggetto, come si verifica nel caso dell'attore spontaneo. (Moreno, 1980).

Moreno rivendica la paternità del role playing in quanto tecnica formativa, sottolineandone la derivazione dal linguaggio del teatro. Giocare un ruolo può essere considerato un metodo per imparare a sostenere dei ruoli con maggiore adeguatezza. Il gioco di ruolo si connota pertanto come uno spazio di apprendimento, dove il ruolo giocato si contrappone al ruolo cristallizzato. In tal senso il role playing è il campo dello sviluppo della spontaneità e dell'incontro della soggettività con il dato o il mandato socio-culturale del ruolo. Si è creata spesso confusione fra i termini di role playing e psicodramma, perché entrambe queste esperienze sono accomunate dalla presenza di una certa rappresentazione o azione scenica. La differenza principale riguarda il livello di implicazione profonda dei partecipanti. La catarsi, il vissuto affettivo intenso appartengono alla psicoterapia e non alla formazione e all'educazione. D'altro lato succede che il gioco di ruolo produca risonanze affettive anche profonde. Per questo si raccomanda una formazione personale e clinica oltre che tecnica per i formatori. Nel gioco di ruolo sono proposte delle situazioni sociali e professionali tipiche, con un fine di formazione o di presa di coscienza dei problemi, mentre nello psicodramma il soggetto mette in scena delle situazioni reali storiche o traumatiche della sua vita. Nello psicodramma vi è un protagonista che mette in scena il proprio mondo interiore, con l'aiuto degli io ausiliari. Gli io ausiliari vengono scelti dal protagonista; essi possono avere vantaggi terapeutici secondari nell'agire il ruolo di io ausiliari, ma non scelgono loro il tipo di ruolo da agire. Nel role playing invece non vi è protagonista, ma solo una occasione di "messa in azione", un tema iniziale che dovrà tradursi in azione scenica. Vi può eventualmente essere una focalizzazione su uno o più ruoli, sui quali verte l'attenzione (es. ruolo di insegnante o di genitore); tutti i ruoli in gioco, comunque, vengono presi in considerazione. Nel gioco di ruolo i membri del gruppo hanno la possibilità di scegliere il ruolo che desiderano agire. Da questo punto di vista nel role playing vi sono molti protagonisti che, impersonando un certo ruolo, interpretano una parte di sé stessi (desiderata o temuta) oppure una parte dell'altro (conosciuta o sconosciuta). L'azione e l'analisi del vissuto favoriranno importanti insight in ogni partecipante. Parallelamente a questo insight individuale, si produce anche un insight di gruppo, successivo al confronto dei diversi vissuti, che porta alla riformulazione del problema da cui ha preso le mosse il gioco di ruolo. Il role playing trova la sua collocazione in vari momenti del processo formativo, proprio per la sua duplice possibilità di coinvolgere il gruppo attorno ad un tema centrale e di permettere al tempo stesso un apprendimento emotivo individualizzato per ogni partecipante. ed una situazione specifica.

3.7 - Attività di riscaldamento (warming-up) e attività di gruppo

Warm1 Warm2

Il termine "gioco psicologico" è ampiamente diffuso in ambito formativo ed educativo. All'interno della metodologia psicodrammatica la dimensione del gioco è spesso presente, ma non si configura necessariamente come attività specifica o "gioco psicologico". La valorizzazione della dimensione ludica nei percorsi formativi o terapeutici psicodrammatici passa attraverso la modalità di conduzione, si evidenzia nell'uso dell'azione, si concretizza nel ricorso al simbolico e al fantastico, accompagna lo sviluppo delle sessioni, anche se specificamente non viene proposto un gioco. Per questo motivo è preferibile parlare di attività di gruppo, anziché di gioco psicologico nella terapia e nella formazione con modalità psicodrammatiche. Vi è anche un altro motivo che porta a preferire il termine "attività". Una sessione prevede un'alternanza di momenti di realtà e di semi-realtà. La semi-realtà è una dimensione affine al gioco, ma non tutte le attività di gruppo sono svolte in semi-realtà. Le esperienze sociometriche, ad esempio, sono attività di gruppo realizzate in un contesto di azione, anche ludico talvolta, e che si svolgono in una dimensione di realtà (= la relazione tra le reali persone di questo gruppo). E' utile pertanto usare la definizione di "attività di gruppo", per indicare tutte le esperienze strutturate di gruppo, svolte in condizioni di realtà o di semi-realtà, finalizzate ad un particolare obiettivo formativo o terapeutico. L'elemento caratterizzante è un contesto di conduzione dell'attività che privilegia il punto di vista dell'azione, quando possibile giocosa, quando necessario azione "di realtà" o azione drammatica, oppure azione volta alla strutturazione di contenuti teorico/operativi.


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2000-2013 Luigi Dotti